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Il primo nato del Progetto "Dona calore salva una vita"

  • Tessa Donati
  • 25 mag
  • Tempo di lettura: 3 min

La storia di Sona

Agaro Bushi



Ad Agaro Bushi, in Etiopia, la mortalità infantile è ancora una triste realtà – La storia del primo nato nell’ambito del progetto Dona calore salva una vita

È il 30 ottobre 2024. Di primo pomeriggio, accompagnata dalla madre e dalla suocera, si presenta in clinica una giovane donna in travaglio. Da due settimane ha una forte tosse ed oggi sono iniziate le contrazioni. Non ha certezza a quale settimana di gravidanza sia, ma di certo troppo presto perché il suo bambino veda la luce del giorno. La levatrice la accoglie ed avverte il medico. Il travaglio si sviluppa senza complicazioni. Poco dopo le 14.00 il dr. Alazar viene a chiamarmi: il bimbo sta nascendo, ma prevede delle complicazioni. Alle 14.30 il bimbo è nato, ma non piange. Pesa 1.5 kg ed è cianotico. Il clima e la sala parto sono freddi in questi giorni in cui le piogge stagionali sono ancora quotidiane. Subito recupero dagli indumenti di seconda mano generosamente offerti da mamme valmaggesi per vestirlo. Poi lo avvolgo nella copertina che SAED ha realizzato per le mamme di Agaro Bushi e gli metto la cuffietta, anch’essa realizzata a mano da nostre sostenitrici. Infine colloco il piccolo all’interno del sacco imbottito, anch’esso proveniente da una sostenitrice, sperando che tutto ciò possa proteggere la piccola nuova vita ed ostacolare l’ipotermia e lo colloco vicino alla madre che si sta riprendendo. Il respiro si fa regolare e lentamente la colorazione della pelle muta al rosa, ma sono ancora molto presenti delle zone bluastre. Il piccolo non riesce ad aprire gli occhi, e non dimostra grandi riflessi, ma durante il parto non ha sofferto, visto che è così piccolo. La mamma della giovane partoriente primipara e la suocera hanno lo sguardo molto preoccupato e triste e modeste lacrime affiorano nei loro occhi. Ma il bimbo è forte e secondo il dr. Alazar ce la farà.  





Verso le cinque il primo vagito. Il dr. Alazar, visto le buone condizioni della madre, e comunque anche del piccolo, decide di tentare il trasferimento all’ospedale di Bonga. Ma come? La strada è impraticabile per l’ambulanza a causa dell’erosione delle piogge. La solidarietà è una realtà ad Agaro Bushi. In un attimo la comunità mette a disposizione un cavallo per il trasporto della madre, mentre il dr. Alazar avvolge il piccolino tra le sue braccia. Sta calando la notte, la temperatura continua a calare. Aggiungiamo una giacca di pile attorno al piccolo. Il gruppo parte alle 17.30 a piedi per percorrere i 7 km di strada fangosa e sdrucciolevole che ci distanziano dal luogo in cui l’ambulanza è posteggiata. Da lì occorreranno altre due ore e mezza per raggiungere l’ospedale di Bonga, dove vengono ricoverati per le cure necessarie. Riceviamo regolari informazioni rassicuranti e dopo poco più di una settimana madre e neonato vengono dimessi e fanno ritorno ad Agaro Bushi.





È il 5 dicembre quando, con il pediatra svizzero che nel corso del suo soggiorno dispensa lezioni e assiste il personale della clinica nelle consultazioni quotidiane, visito il piccolo nell’abitazione dove alloggia, ospite di un famigliare, in una casa modesta. Il piccolo, in braccio alla madre, è avvolto in una copertina vestito di una semplice maglietta, mentre gli abitini ricevuti, gli unici che la madre ha, sventolano al vento per essere asciugati. il bimbo, guance incavate, non ha preso molto peso e riesce a poppare con la forza sufficiente a saziarsi. La mamma ha lo stesso volto spento che aveva dopo il parto.


Spieghiamo alla mamma che deve bere molto, che deve allattarlo spessissimo, tenendolo al caldo e soprattutto deve portarlo a scadenze regolari in clinica, possibilmente ogni 15 giorni. Il pediatra insiste perché la madre venga in clinica il giorno seguente per una visita completa.


Il giorno seguente madre e bambino, accompagnati dalla parente, arrivano in clinica. Il piccolo pesa 1kilo e 900 g, ma ha una buona vitalità e forza. Per mantenererlo asciutto e caldo, gli consegnamo altri cambi di vestiti e due pannolini che abbiamo recentemente realizzato da scampoli di stoffa. Sarà la nostra ultima visita, visto che si avvicina il rientro il Svizzera.


Nel mese di febbraio, la notizia della prematura morte del piccolo ci giunge e rattrista molto ma ci mostra con chiarezza che l'impegno di SAED deve continuare e rafforzarsi. Nonostante l'affetto e l'aiuto immediato ricevuti, le sfide per un neonato prematuro in un contesto di povertà e difficoltà sanitarie rimangono enormi. La perdita di Sona ci spinge a rinnovare il nostro impegno attraverso il progetto 'Dona Calore, salva una vita', per poter fornire un sostegno più ampio e continuativo alle mamme e ai loro bambini, non solo con indumenti caldi, ma anche contribuendo a migliorare le strutture sanitarie e l'accesso alle cure. Ogni donazione è un investimento nella vita di un bambino e un passo verso un futuro in cui storie come quella di Sona siano sempre più rare.


Scilla Donati, Membro di comitato, marzo 2025



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