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Giorno di mercato - Agaro Bushi

  • Tessa Donati
  • 24 mar
  • Tempo di lettura: 3 min

Giorno di mercato

Agaro Bushi



Essere ad Agaro Bushi è come essere nel nulla. Mentre osservi il panorama a perdita d’occhio non vedi alcun agglomerato. Se sei su un promontorio elevato (e per elevato si intende superiore ai 2200 m) forse vedrai un tukul o un tetto di lamiera che luccica perché colpito dai raggi del sole, o una chiesa. L’unica strada che percorrerà il territorio apparirà al tuo sguardo solo per un breve tratto e se hai fortuna, quel tratto di strada sarà affiancato da una fila di abitazioni. Ma, da Agaro Bushi, non vedrai un villaggio. Ti chiederai quante persone abitano quei territori e quante l’area circostante la Agaro Bushi Medium Clinic. Una domanda legittima ma la cui risposta può essere solo imprecisa. Potrai avere una percezione di quanto sia numerosa la popolazione il martedì, giorno di mercato.





Al mercato tutti stanno serrati l’uno contro l’altro. Qui si tocca con mano e con tutto il corpo la moltitudine della popolazione. Le donne vendono i propri prodotti: chi qualche chilogrammo di barbabietole, chi le carote, chi qualche uovo, chi un involtino di ricotta, accuratamente avvolta in foglie di enset, chi ha portato una pila di injera, il pane piatto, spugnoso, preparato con la farina di teff, fondamentale elemento della cucina etiope, o un po’ di caffè selvatico proveniente dalla foresta. Una moltitudine di persone si muove scalza o con calzature leggere scivolano nel fango con le loro borse piene di fagioli, verdura, uova, patate, barbabietole, zucche e quant’altro. Le venditrici presentano la merce esposta su scampoli di stoffe appoggiati sul suolo non più grandi di 60 cm, e se ne stanno accovacciate con a lato una sporta che contiene altri articoli, a volte i migliori.





Nella folla molte sono le giovani mamme o le adolescenti presenti con il loro bambino più piccolo, quello che non possono ancora lasciare a casa solo o con le sorelline e fratellini ad attendere il rientro della mamma.


Se ti trovassi in quel momento in quei luoghi, i bambini ti guarderebbero straniti, ti seguirebbero curiosi di incontrare uno straniero, un farengi , ma se tu già li avessi incontrati, allora si metterebbero subito accanto a te per aiutarti nelle negoziazioni e gli acquisti e a scegliere la merce migliore. Se al mercato ti accompagnasse un adulto, ci metteresti molto di più ad acquistare quei pochi viveri, perché l’adulto è molto esigente e preciso. Infatti visiteresti tutte le venditrici, perché gli avocado non sono belli, le uova non sono pulite, la ricotta non è perfettamente avvolta nelle foglie. Al momento di pagare, la contrattazione sarebbe lunga e se non avessi possibilità di cambiare la banconota da 100 Birr (circa 0,70 Fr.), ti toccherebbe lasciare sul posto la tua spesa e cercare una commerciante disposta a cambiare la banconota in piccoli tagli. Ritrovare poi la tua venditrice, sarebbe impresa ardua. Terminata la spesa, andresti a casa con la sporta bella piena e le uova riposte tra i fagioli, per proteggerle dalla rottura.


Muoversi in questa marea di persone affaccendate a conseguire un magro reddito o ad acquistare ciò che da sole non riescono a produrre, è una lezione di vita. Dignità, capacità di negoziazione, cordialità e disponibilità sono competenze diffuse. Ma il mercato è anche un luogo privilegiato per fare sensibilizzazione e incontrare quelle persone che necessitano delle cure mediche e invitarle a sostare alla Agaro Bushi Medium Clinic al termine del mercato per beneficiare di una consultazione, di un’analisi o di una terapia.


Scilla Donati, Membro di comitato, novembre 2024



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